L'inquinamento da petrolio nel Mar Mediterraneo, figlio di un Dio minore

L'inquinamento da petrolio nel Mar Mediterraneo, figlio di un Dio minore

Il Mar Mediterraneo è un mare semi-chiuso, circondato da terre emerse su tre lati, che lo rendono un ecosistema unico e prezioso. Questo mare, culla di antiche civiltà, è caratterizzato da un'elevata biodiversità marina, si trova oggi in una condizione di grave pericolo, minacciato da un nemico invisibile ma devastante: l'inquinamento da petrolio.

Questo fenomeno, che ha radici antiche ma che negli ultimi decenni ha assunto proporzioni allarmanti, è stato definito a ragione "figlio di un Dio minore", evocando l'idea di un destino segnato, di una forza superiore che sembra ineluttabilmente condannare questo mare a un futuro incerto. Le cause di questo inquinamento sono molteplici e, purtroppo, strettamente legate alle attività umane. Sversamenti accidentali, scarichi illegali e operazioni di estrazione di petrolio hanno infatti riversato milioni di tonnellate di idrocarburi nelle acque del Mediterraneo, con conseguenze devastanti per l'ecosistema marino e per le comunità costiere che da esso dipendono. Le cause dell’inquinamento da petrolio, notoriamente, sono legate alle attività umane e alla negligenza. Questi fattori, tra cui il trasporto marittimo, le operazioni di estrazione e trasferimento, gli sversamenti accidentali e gli scarichi illegali, oltre alla mancanza di controlli adeguati, contribuiscono al proliferare dell'inquinamento da petrolio nel Mediterraneo anche nelle sue forme meno estese. Per le possibili soluzioni, implementare le tecnologie di monitoraggio e la pronta pulizia degli sversamenti, avendo a disposizione agili normative internazionali e forti collaborazioni per la protezione del Mediterraneo potrebbero con forza aiutare. 

L'inquinamento da petrolio nel Mar Mediterraneo non è certo un fenomeno nuovo. In realtà, le prime segnalazioni di sversamenti di idrocarburi in questo mare risalgono addirittura agli anni '50 del secolo scorso, quando il rapido sviluppo dell'industria petrolifera e del trasporto marittimo iniziarono a lasciare il loro segno sull'ambiente marino. Uno dei primi grandi incidenti registrati fu lo sversamento della petroliera Torrey Canyon al largo delle coste della Cornovaglia, nel 1967. Anche se l'incidente non avvenne direttamente nel Mediterraneo, le conseguenze si fecero sentire anche in questo mare, con la dispersione di migliaia di tonnellate di petrolio che raggiunsero le coste francesi e italiane. Questo episodio segnò un punto di svolta nella consapevolezza dell'impatto devastante che gli sversamenti di idrocarburi possono avere sugli ecosistemi marini. Negli anni successivi, il Mediterraneo fu teatro di numerosi altri incidenti di questo tipo, come lo sversamento della petroliera Haven al largo delle coste italiane nel 1991, che causò gravi danni all'ambiente marino e alle attività economiche della zona; sversando 144.000 tonnellate di petrolio. Inoltre, il Mediterraneo è stato a lungo utilizzato come discarica per lo scarico illegale di residui di petrolio da parte delle navi e affondamenti più o meno accidentali, pratica purtroppo ancora diffusa nonostante i divieti e le sanzioni. Più recentemente, l'aumento del traffico marittimo e delle attività di estrazione di petrolio offshore hanno ulteriormente aggravato il problema dell'inquinamento da idrocarburi nel Mediterraneo. Sversamenti accidentali, come quello della piattaforma Deepwater Horizon nel Golfo del Messico nel 2010, hanno dimostrato la vulnerabilità di questo mare semi-chiuso e la difficoltà di intervenire tempestivamente per contenere i danni. Fermo restando i numeri dettati dall’ISPRA: “ogni anno il mar Mediterraneo subisce sversamenti di idrocarburi per circa 600mila tonnellate. Negli ultimi trent’anni, 27 incidenti – da soli – hanno riversato nelle acque circa 272mila tonnellate di greggio”.

Di fronte a questa minaccia costante, il telerilevamento si è rivelato uno strumento prezioso per individuare e monitorare gli sversamenti di petrolio nel Mar Mediterraneo. Grazie all'utilizzo di sensori ottici e radar montati su satelliti e aerei, è oggi possibile rilevare la presenza di idrocarburi sulla superficie del mare con una precisione e una tempestività senza precedenti. I sensori ottici, in particolare, sono in grado di individuare la presenza di slick di petrolio sulla superficie del mare, sfruttando le diverse proprietà riflettenti dell'acqua pulita e dell'acqua contaminata da idrocarburi. Tuttavia, l'utilizzo dei sensori ottici presenta alcune limitazioni, legate soprattutto alle condizioni meteorologiche e di illuminazione. Le nuvole, la pioggia e la scarsa illuminazione possono infatti ridurre l'efficacia di questi strumenti, rendendo necessario l'impiego di tecnologie complementari. È qui che entrano in gioco i sensori radar, in grado di operare indipendentemente dalle condizioni atmosferiche e di illuminazione. Grazie all'emissione di onde elettromagnetiche e alla rilevazione dei segnali riflessi, i radar sono in grado di individuare la presenza di slick di petrolio sulla superficie del mare anche in condizioni di scarsa visibilità. Questa tecnologia ha dimostrato la sua efficacia in numerosi casi di studio, come nel monitoraggio dello sversamento della piattaforma Deepwater Horizon nel Golfo del Messico nel 2010. Fornendo informazioni tempestive e accurate sull'estensione e la dinamica degli sversamenti, il telerilevamento permette di pianificare interventi mirati e di ridurre al minimo l'impatto ambientale di questi incidenti. Tuttavia, l'utilizzo del telerilevamento presenta ancora alcune sfide e limitazioni, legate soprattutto ai costi elevati delle tecnologie e alla necessità di personale altamente specializzato per l'interpretazione dei dati. Inoltre, l'integrazione dei dati provenienti da diverse fonti e la valutazione dell'impatto ambientale degli sversamenti richiedono ancora sforzi significativi da parte della comunità scientifica.

Il Mar Mediterraneo, purtroppo, è stato teatro di numerosi episodi di inquinamento da petrolio nel corso degli anni e continua ad esserlo. Grazie all'utilizzo di tecnologie di telerilevamento, come sensori ottici e radar montati su satelliti, è stato possibile documentare e monitorare molti di questi sversamenti di minore entità, fornendo informazioni preziose per valutarne l'impatto ambientale. 

Di seguito vengono presentati i casi di trentasette (37) probabili sversamenti minori censiti nel Mar Mediterraneo nel mese di luglio 2024 (tabella 1). Per cinque (5) di essi, come verrà illustrato in seguito, saranno condotti approfondimenti tramite la richiesta agli Enti competenti di immagini acquisite con sensori differenti (messi in evidenza in tabella).

Le immagini SAR impiegate per la ricerca dei probabili sversamenti di petrolio sono quelle di Sentinel 1. Per l’elaborazione delle stesse sono stati impiegati i software: ENVI 5.3, SNAP e QGIS. Per meglio rappresentare le anomalie del fenomeno osservato, si è scelto di impiegare lo script “Oil Slicks and Red Tide Monitoring”, presente nel Sentinel Hub custom scripts

Questo script è in grado di rilevare le chiazze di petrolio e maree rosse (fioriture di alghe nocive) in mare. In questo script utilizziamo l'indice ORM (Oil slicks e Red maid monitoring), calcolato come:

ORM = Math.log (0.01 / (0.01 + VV * 2))

I pixel in cui entrambi i valori dell'indice ORM sono inferiori a zero e i valori VV e VH sono bassi, vengono visualizzati con una visualizzazione a colori continua. Altre aree vengono restituite come visualizzazione VV in scala di grigi. Le differenze di colore dei valori ORM inferiori a 0 corrispondono ai cambiamenti nella rugosità dell'acqua, rendendo possibile rilevare l'inquinamento da idrocarburi (che è caratterizzato da una superficie molto lucida), e maree rosse (caratterizzate da ruvidi cambiamenti di superficie). Oltre alle fuoriuscite di petrolio e alle maree dell'oceano rosso, la stessa modalità può essere utilizzata per monitorare la qualità dell'acqua delle zone umide e dei fiumi collegati al mare, rilevando l'inquinamento causato da inquinanti industriali, fognature comunali, densità delle alghe e fango. L'aumento dell'inquinamento delle acque è indicato dai colori giallo brillante, arancione e rosso nella sceneggiatura. Nuvole dense e forti tempeste influiscono negativamente sull'accuratezza di questo indicatore.

Data

Area

Coordinate 

Estensione in Kmq

01072024

N Brindisi

Lat. 40.97847 Long. 17.86875

4.5

04072024

SO Ischia

Lat. 40.39340 Long. 13.50461

3

06072024

S Roccella J -A

Lat. 38.28670 Long. 16.36499

7

06072024

SO Brancaleone-B

Lat. 37.92225 Long. 16.07419

6

09072024

S Sestri Levante-A

Lat. 44.16132 Long. 09.37798

10

09072024

SE Albenga-B

Lat. 43.81768 Long. 08.53063

3.5

10072024

SO Anzio-A

Lat. 41.03625 Long. 12.08565

6.5

10072024

SO Anzio-B

Lat. 41.26529 Long. 12.22486

3.5

10072024

N Pantelleria-C

Lat. 37.26558 Long. 11.89922

14

10072024

SO Agrigento-D

Lat. 36.85531 Long. 13.37105

25

11072024

SE Siracusa

Lat. 36.28031 Long. 16.46642

43

12072024

SE Lecce

Lat. 40.44982 Long. 18.83764

25

13072024

E Lecce-A

Lat. 40.48662 Long: 18.87664

65

13072024

O I. San Pietro-B

Lat. 38.94662 Long. 06.95714

27

14072024

SO Capo Spartivento

Lat. 38.48562 Long. 08.19517

7

15072024

S I. del Giglio-A

Lat. 42.08142 Long. 10.81265

5

15072024

SO Anzio-B

Lat. 40.86372 Long. 12.23745

16

15072024

SO I. Marettimo-C

Lat. 37.58336 Long. 11.70147

3.5

16072024

N I. Ustica-A

Lat. 38.77502 Long. 13.01335

46

16072024

O Anzio-B

Lat. 41.28015 Long. 11.76164

2

16072024

SO I. Capri-C

Lat. 39.90324 Long. 13.71547

2.5

17072024

E Pescara-A

Lat. 42.54681 Long. 15.68718

120

17072024

N I. Stromboli-B

Lat. 39.21524 Long. 15.10287

8

18072024

NO Monopoli-A

Lat. 41.25615 Long. 17.64993

5

18072024

NE Pescara-B

Lat. 42.89254 Long. 14.98531

20

21072024

SO I. Lampedusa

Lat. 35.29664 Long. 12.24846

122

25072024

O Pisa

Lat. 43.67762 Long. 09.31267

13

27072024

SO Anzio-A

Lat. 41.22825 Long. 12.33638

10

27072024

SO Anzio-B

Lat. 40.94787 Long. 12.34732

17

27072024

SO Anzio-C

Lat. 40.44495 Long. 12.63986

5

27072024

NO Pantelleria-D

Lat. 37.11964 Long. 11.88652

40

28072024

O Ostia-A

Lat. 41.74722 Long. 11.26517

8

28072024

O Civitavecchia-B

Lat. 42.11205 Long. 11.06747

2.5

28072024

O Follonica

Lat. 42.90364 Long. 10.67820

4

28072024

E Casal Borghetti

Lat. 44.53200 Long. 12.30795

2

29072024

NE I. Tremiti-A

Lat. 42.43212 Long. 15.76097

5

29072024

S Capo Passero

Lat. 36.07635 Long. 15.27514

30

 

Tabella 1 – Elenco delle località, coordinate ed estensione

 

Inquinamento1

 

Inquinamento3

Come già evidenziato, alcune immagini non hanno fornito le necessarie certezze per essere classificate come probabili sversamenti di petrolio. Le anomalie osservate, chiaramente illustrate nello Profile Plot, rappresentano delle irregolarità significative; tuttavia, non rientrano nei valori comunemente accettati per identificare probabili sversamenti di petrolio.

Le cinque immagini che seguono permettono di coglierne la significatività.

Inquinamento4

 

Conclusioni

Nonostante alcune limitazioni, il telerilevamento rappresenta uno strumento fondamentale per la gestione degli sversamenti di petrolio nel Mar Mediterraneo. Investimenti nella ricerca e nello sviluppo di tecnologie più avanzate e accessibili, così come nella formazione di personale specializzato e nell’impiego dell’Intelligenza Artificiale, saranno essenziali per sfruttare appieno il potenziale di questa tecnologia. Eppure, come si può immaginare e leggendo gli innumerevoli Progetti, esistono soluzioni e strategie per combattere l'inquinamento da petrolio nel Mediterraneo, se solo si riuscisse a mobilitare la volontà politica e i finanziamenti necessari. Perché il futuro di questo mare, "figlio di un Dio minore", non è ancora segnato: sta a noi, esseri umani, decidere se lasciarlo in eredità alle generazioni future o se condannarlo a un lento e inesorabile declino. 

È di 678 kmq la somma dei probabili sversamenti minori censiti nel solo mese di luglio 2024 nelle acque nell’intorno dell’Italia

All’incirca come uno sversamento che va dal porto di Ostia a Napoli (240 km) e si estende per 4 km (vedi immagine di apertura)

AGGIORNAMENTO DEL 8.08.2024

Riepilogo posizioni tramite file KMLRiepilogo posizioni tramite file KML su Google Earth

Il riepilogo delle posizioni rilevate è anche disponibile come file KMZ scaricabile qui.

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By Massimo Morigi Associazione Cova Contro

 

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