ESA - Immagine della settimana: Ghiacciaio Columbia, Alaska (22 gennaio 2024)

ESA - Immagine della settimana:  Ghiacciaio Columbia, Alaska  (22 gennaio 2024)

 La missione Copernicus Sentinel-2 ci porta sopra il ghiacciaio Columbia in Alaska, uno dei ghiacciai in più rapido cambiamento al mondo.

Il ghiacciaio Columbia, visibile appena sopra il centro dell'immagine, è un ghiacciaio di acqua di marea che scorre lungo i pendii innevati dei Monti Chugach, che dominano la parte superiore dell'immagine. Le montagne ospitano la più grande concentrazione di ghiaccio glaciale dell'Alaska.

Dall'inizio degli anni '80 il ghiacciaio Columbia si è ridotto di oltre 20 km e ha perso circa la metà del suo volume totale. A questo ghiacciaio apparteneva quasi la metà del ghiaccio perso nei Monti Chugach.

Si ritiene che il cambiamento climatico sia responsabile della sua riduzione. Fino al 1980, quando è iniziato il suo rapido e costante ritiro, il terminale del ghiacciaio si trovava in corrispondenza del bordo settentrionale di Heather Island, posizionata vicino la parte finale della Columbia Bay, insenatura in cui il ghiacciaio correntemente scorre prima di sfociare nel Prince William Sound. Questa immagine satellitare, acquisita nel settembre 2023, mostra invece la profonda Columbia Bay per lo più priva di ghiaccio, punteggiata da numerosi iceberg e ghiaccio marino frammentato.

A seconda della quantità di sedimenti provenienti dai Monti Chugach, i corpi idrici presenti nell’immagine si mostrano in una varietà di colori: le acque limpide dell'Oceano Pacifico appaiono blu scuro, mentre le acque torbide nelle insenature e nei laghi glaciali appaiono di colore azzurro o ciano.

Il Columbia è solo uno dei tanti ghiacciai che soffrono degli effetti del cambiamento climatico. La maggior parte dei ghiacciai presenti in tutto il mondo sta perdendo massa. Tuttavia, prima dell'avvento dei satelliti, misurare la loro riduzione e studiare la loro vulnerabilità ai cambiamenti climatici si presentava difficile, considerando le loro dimensioni, la lontananza e il terreno accidentato che essi occupano.

Diversi strumenti satellitari sono ora in grado di raccogliere informazioni in modo sistematico e su vaste aree, fornendo un mezzo efficace per monitorare i loro cambiamenti, tenere traccia di tutte le fasi della formazione e quantificare il tasso di fusione ed il conseguente contributo all'innalzamento del livello del mare.

 

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Columbia Glacier, Alaska

The Copernicus Sentinel-2 mission takes us over Alaska’s Columbia Glacier, one of the fastest changing glaciers in the world.

The Columbia Glacier, visible just above the middle of the image, is a tidewater glacier that flows down the snow-covered slopes of the Chugach Mountains, which dominate the upper part of the image. The mountains hold Alaska’s largest concentration of glacial ice.

Since the early 1980s, the Columbia Glacier has retreated more than 20 km and lost about half of its total volume. This one glacier accounts for nearly half of the ice lost in the Chugach Mountains.

The changing climate is thought to have caused its retreat. Until 1980, when its rapid and constant retreat began, the glacier’s terminus was observed at the northern edge of Heather Island, which lies near the end of Columbia Bay, the inlet into which the glacier currently flows before draining into Prince William Sound. This satellite image, acquired in September 2023, shows instead the deep mostly ice-free Columbia Bay dotted with numerous icebergs and fragmented sea-ice.

Depending on the amount of sediment coming from the Chugach Mountains, water bodies throughout the image can be seen in an array of colours: clear waters of the Pacific Ocean appear dark blue, while turbid waters in inlets and glacial lakes appear in light blue or cyan.

Columbia is just one of the many glaciers suffering from the effects of climate change. Most of the glaciers around the world are losing mass. However, before the advent of satellites, measuring their retreat and studying their vulnerability to climate change was difficult considering their size, remoteness and rugged terrain they occupy.

Different satellite instruments now can gather information systematically and over large areas, providing an effective means to monitor change, keep track of all calving stages and quantify the melting rate and their contribution to sea-level rise.

 

[Credits: Credits: contains modified Copernicus Sentinel data (2023), processed by ESA - Translation: Gianluca Pititto]

 


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