Le tecnologie del 3D stanno per invaderci sul serio e lo dimostra il fatto che da diversi ambiti giungono fortissimi segnali che ci spingono a guardare future possibilità di acquisto di semplici stampanti 3D, capaci ormai anche di “stampare” biscotti per la produzione alimentare casalinga.
Evidentemente il mondo piatto descritto in Flatland (https://it.wikipedia.org/wiki/Flatlandia) non esiste o ha terminato di esistere appena si è reso conto (1884) che di fatto il mondo reale ha necessità della terza e della quarta dimensione come non mai.
I cultori della fotogrammetria aerea, terrestre, speciale, architettonica, archeologica o che dir si voglia, lo sanno bene e da tempo si prodigano a ricavare il 3D da immagini piatte. Insieme alla nostra visione cambierà forse anche il nostro DNA con l'impellente necessità di immettere sul mercato nuove tecnologie delle quali il 3D “easy”, come possiamo definirlo oggi, conquisterà nuove coscienze tecnologiche aprendo nuovi mercati prima impensabili. Avevamo da tempo visto le risultanze del 3D nei videogiochi ma ora ci troviamo a usare le interfacce 3D tutti i giorni davanti al nostro PC o al nostro smartphone. Il passo è stato effettuato e varcata la frontiera della limitazione dell’hardware, nuovi orizzonti si sono aperti, basta pensare ai piccoli laser scanner che funzionano sugli smartphone Android e iPhone.
Ma al 3D ci riportano fortemente anche tutte le novità di quest'anno, legate soprattutto alla stampa additiva, che sta superando i limiti incredibili del molto piccolo e del tanto grande. Con la stampa additiva si riesce a stampare il tessuto molecolare, ma al contempo l'azienda italiana WASP (http://www.wasproject.it/w/) sta sperimentando le tecniche di stampa del tanto grande, fino a poter stampare in scala 1:1.
Non vedo lontana l’epoca in cui i monumenti distrutti dai nuovi barbari dell'ISIS potranno essere ricostruiti come erano attraverso il 3D.
L’Italia tramite la Cooperazione Internazionale sta affrontando in questo momento l’acquisizione dei dati 3D in Iraq, proprio in quei siti archeologici, come la città di UR, ove si disporrà di dati 3D atti a visualizzazioni virtuali o a ricostruzioni in caso di crollo.
Su GEOmedia n. 4-2015 le proposte editoriali si fanno interessanti, non solo per i progetti e le tecnologie, ma anche per alcuni articoli che scavano nel profondo di questioni mai sopite, come quello affrontato da Selvini intorno al ruolo dei moderni geomatici, oppure l’interessante tema della Amazzonia senza Fuochi, prima guest paper in lingua spagnola e infine uno dei progetti innovativi che mette insieme il crowd-sensing al servizio della pubblica utilità come quello del progetto Smart Road Sense che trovate nella sezione interviste a cura di Santarsiero.
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