Speciale Esri User Conference: inizia la seconda giornata

Speciale Esri User Conference: inizia la seconda giornata
Intervista al Gen. Silvio Cau (a destra) sul rapporto tra GIS, Difesa e metereologia

La seconda giornata dello Speciale Esri User Conference è stata dinamica e ricca di eventi molto interessanti. Il tema principale è stato l’applicazione della tecnologia GIS nei diversi settori: dalla meteorologia al monitoraggio del territorio, dalla cultura alla difesa e alla pubblica amministrazione. Un particolare accenno, soprattutto nella seconda metà dell’evento, è stato dedicato al COVID-19, un fenomeno che ha messo in luce quanto l’evoluzione tecnologica abbia reso il GIS uno strumento fondamentale.  

La prima parte è iniziata con l’intervista al Gen. Isp. Silvio Cau, Capo del Reparto Meteorologia dello Stato Maggiore del Comando Squadra Aerea, che ha approfondito il tema dell’utilizzo del GIS nell’ambito della difesa e della meteorologia.

La collaborazione tra il Ministero della Difesa ed Esri, iniziata nel 2003, ha permesso di sviluppare programmi molto complessi in tempistiche stringenti e raggiungendo delle performance che sono fonte di grande orgoglio per entrambi gli enti. L’obiettivo più recente è il Progetto WING (Weather INteroperable Gis), un unico sistema GIS per l’archiviazione, l’elaborazione e la diffusione del dato meteorologico/informativo di base utilizzabile anche da altri servizi interni o tra le altre Forze Armate.

A seguire, un intervento del Dott. Guido Crosetto, presidente dell’AIAD, che ha approfondito il tema della Difesa e ha mostrato le prossime direttive per favorire le piccole e medie imprese aiutandole nella burocrazia e nell’accesso al credito.

Terminati i primi interventi, si è passati alla visione e al commento dei momenti salienti della diretta streaming della riunione plenaria Esri a Redlands. È stata una carrellata di novità incentrate principalmente sulla elaborazione e la trasformazione in digitale dei dati raccolti, in particolare la possibilità di analizzare con ArcGIS dati raster e dati vettoriali insieme e la possibilità con ArcGIS PRO di collegarsi in maniera continua ai progetti di Autodesk VM360, una delle novità più importanti e che permetterà una maggiore connessione e circolazione di dati e informazioni. Le innovazioni apportate ad ArcGIS PRO vertono principalmente sul riconoscimento degli oggetti nello spazio utilizzando mappe, immagini satellitari o riprese con il drone, e la possibilità di creare dei modelli predittivi per elaborare le soluzioni adeguate. Esri Italia ha iniziato già ad usare queste innovazioni nel territorio italiano, ad esempio con la mappatura dell’illuminazione pubblica a Roma, per poter anticipare i possibili incidenti o guasti e trovare delle decisioni adottabili subito sul campo.

Tra le altre innovazioni, da citare è “Locate XT”, un nuovo strumento di ArcGIS che permette di individuare i toponimi all’interno di un testo e di geolocalizzarli, mantenendo poi il collegamento tra il documento e il punto preso, e permettendo una condivisione del dato. Questa estensione, pensata per l’archeologia e i beni culturali, è sicuramente una delle sfide che si prospettano più interessanti per la Esri, in particolare per come questo strumento si evolverà in rapporto con le diverse lingue antiche e aree geografiche.

L’analisi della plenaria americana è stata divisa in due parti, inframezzate dagli interventi di Massimo Calzolari, GeoGraphics, sull’evoluzione della cartografia dagli inizi degli anni ’90 fino ad oggi, e di Riccardo Perego, One Team, sullo sviluppo del BIM e del GIS e sull’importante ruolo giocato da Esri in Italia riguardo al dialogo tra i due sistemi.

Terminato il commento della plenaria, lo Speciale Esri User Conference è continuato con un’intervista a Claudio Carboni, che ha curato per Esri la diffusione del Disaster Response Program (DRP) in Italia. Si tratta di un’applicazione creata per assistere le organizzazioni che fanno fronte a dei disastri o delle crisi, monitorando gli eventi in tempo reale e permettendo così di arrivare a fronteggiare le difficoltà supportati da una buona preparazione. Questa app ha avuto una richiesta enorme dai paesi di tutto il mondo durante il periodo del lock-down e in Italia ha fornito un grande sostegno a enti come i Vigili del Fuoco e la Protezione Civile. Carboni ha notato che questo fenomeno ha permesso di far conoscere il Web GIS a molti utenti che fino a poco tempo prima lo ritenevano uno strumento per i soli specialisti, e ha dimostrato loro come il GIS possa essere fondamentale nella gestione del lavoro.

Di seguito, si è tenuto l’intervento del professor Cristiano Pesaresi, dell’Università di Roma La Sapienza, sull’utilizzo del GIS durante la pandemia del COVID-19 e su come questa tecnologia ha aiutato a monitorarne la diffusione, seguendo gli assi di sviluppo del virus tramite l’analisi delle zone geografiche con il GIS. In particolare, il professor Pesaresi ha sottolineato che si è trattato di un lavoro multidisciplinare, che ha riunito diversi ambiti e metodi per poter tracciare il COVID-19, augurandosi alla fine di poter sviluppare ulteriormente questo lavoro con la Esri.

La seconda parte si è conclusa con l’intervista in studio a Giuseppe Sindoni, dirigente dell’Area gestione e integrazione dati del Comune di Milano, e l’intervento di Massimo Bisogno, dirigente della pubblica amministrazione della Regione Campania, sul rapporto tra il GIS e le pubbliche amministrazioni, un legame che proprio i recenti eventi hanno messo in luce e rinsaldato. Il Comune di Milano, grazie a Esri, è riuscito a gestire meglio i servizi per il cittadino creando applicazioni per gestire le consegne a domicilio nei quartieri durante il lock-down, oppure riorganizzando l’occupazione temporanea dello spazio pubblico per bar e ristoranti durante la riapertura. La Regione Campania, essendo stata tra le prime ad inserire le zone rosse, è ricorsa subito al GIS e ad Esri, usufruendo di dashboard e storymap per controllare la diffusione e supportare le aziende ospedaliere in prima linea: in particolare l’utilizzo proprio del Disaster Response Program ha permesso di gestire in tempo reale la disponibilità dei posti letto negli ospedali.  

L’ultima parte della giornata è stata dedicata al GeObservatory, con Maria Cristina Guarini e un focus sul COVID-19. È stata analizzata nello specifico la ormai famosa dashboard con la diffusione del virus e i metodi che gli stati membri dell’Unione Europea stanno sviluppando in questa fase di ripresa per il tracciamento dei contagi. Al centro dell’approfondimento, un intervento di Renzo Carlucci, direttore di GEOmedia, sull’importanza della connessione mondiale e sull’utilità del GIS nella gestione del virus. In particolare, l’evoluzione di ArcGIS ha semplificato notevolmente il suo utilizzo, sia nell’immissione dei dati che nella loro visualizzazione, permettendo così il coinvolgimento di un maggior numero di utenti, anche non specialisti. Questo allargamento della cerchia ha in un certo senso collaborato allo sconfiggere il virus, poiché la condivisione dei dati ha fornito delle soluzioni reali per sconfiggere un nemico invisibile attraverso la dimensione dell’etere.

I saluti finali sono stati affidati a Dilma Aurea Mannucci Ratti, di Esri Italia, la quale, tirando le somme su quanto detto nel corso della giornata, si è focalizzata sulle problematiche e i cambiamenti sociali legati al COVID-19: il periodo post-covid vedrà una realtà strettamente interconnessa tramite l’uso della tecnologia, e in particolare del GIS in quanto è la tecnologia maggiormente connessa al territorio.  

 

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