Quando, decenni fa, si decise di trasferire alle Regioni molte competenze nazionali, si pensava di risolvere i problemi legati alla documentazione cartografica del territorio. Il risultato?
Gli Organi Cartografici Nazionali si liberarono rapidamente delle proprie responsabilità, concentrandosi solo sulla cartografia su scala nazionale, mentre le Regioni si trovarono a gestire il dettaglio territoriale senza un coordinamento efficace. A distanza di cinquant'anni, il quadro risultante è disastroso e merita un'analisi approfondita.
Da un lato, l'autonomia regionale ha contribuito al degrado del settore. Come evidenziato da Attilio Selvini - esperto di lunga fama nel livello nazionale e internazionale - in un articolo pubblicato su GEOmedia 6 2025: "La (bassa) politica si impossessò della nuova cartografia, fonte di posti lucrosi e prestigiosi, e fu il caos: diverse le scale, i formati, i riferimenti, insomma tutto al piacere del più politicamente forte al momento." In altre parole, un classico esempio di spartizione di poltrone, logiche clientelari e totale assenza di visione strategica. Il risultato? Una cartografia disomogenea, arretrata e spesso non adeguata.
L'Europa e l'Italia: Due Direzioni Opposte
Mentre l'Italia affondava nella propria inefficienza, l'Unione Europea percorreva la strada dell'unificazione e della standardizzazione per garantire l'interscambio dei dati tra gli Stati membri. Un esempio classico, spesso riportato, è quello della gestione dell'inquinamento di un fiume che attraversa più Paesi: senza regole comuni, l'analisi dei dati diventa impossibile. Così, mentre l'Europa spingeva la standardizzazione con la direttiva INSPIRE, in Italia Regioni e amministrazioni centrali continuavano a produrre dati geospaziali in modo disorganizzato e senza un criterio condiviso.
Nel tentativo di coordinare le Regioni su un tema di carattere nazionale, si istituì il Centro Interregionale, un organismo con il compito di armonizzare i criteri cartografici tra le Regioni. Tuttavia, l'iniziativa si rivelò inefficace: il Centro ha progressivamente perso rilevanza, la sua Rivista del Territorio è scomparsa, e le commissioni tecniche sono state smantellate. L'Agenzia del Territorio, che gestiva il Catasto, è stata inglobata nell'Agenzia delle Entrate. Solo alcune regole stabilite dal Centro, come quelle relative ai geodatabase e alle ortofoto in scala 1:10.000, sono ancora in uso, ma rappresentano il minimo indispensabile in un settore in continua evoluzione.
Una Situazione Disastrosa
Oggi il panorama è sconfortante: la cartografia regionale è un mosaico incoerente e spesso obsoleto, nonostante la normativa aveva previsto aggiornamenti biennali tramite voli aerofotogrammetrici. Le poche regole tecniche rimaste in vigore sono ormai superate e risalgono alla "soppressa" Commissione Geodetica degli anni '70, le cui prescrizioni sono ancora riportate in alcuni capitolati di appalto cartografici, mentre nel resto del mondo il settore avanza rapidamente. Basti pensare alle industrie statunitensi che vengono a vendere in Italia sistemi informatici, già "pronti con la cartografia di base", la cui attenndibilità lasdcia fortemente a desiderare.
L'unico vero progresso è stato il Repertorio Nazionale dei Dati Territoriali, un servizio che raccoglie i metadati per agevolare lo scambio delle informazioni geografiche. Tuttavia, se oggi un amministratore pubblico volesse aggiornare o realizzare una nuova cartografia, si troverebbe di fronte a un muro di incertezze: nessuna direttiva chiara, nessuna guida su specifiche, metodi o standard industriali da seguire. Inoltre, il tema della cartografia 3D, fondamentale per il BIM e l'urbanistica, è quasi assente nelle soluzioni standard condivise e il panorama normativo italiano comunque prevede l'uso di un BIM che però resta avulso dalla sua realtà.
Non mancano software avanzati che promettono soluzioni all'avanguardia, ma questi strumenti necessitano di dati precisi e certificati per funzionare correttamente. Nell'ambito urbanistico, poi, è fondamentale che la cartografia di base sia documentata nelle sue modalità di realizzazione e acquisizione dati sul territorio per avere valore ufficiale, sancito da delibere di approvazione a seguito di certificati di collaudo.
La necessità di un Cambio di Rotta
L'Italia non può più permettersi di disperdere risorse in gestioni frammentate e inefficaci. È necessario investire meno in infrastrutture informatiche ridondanti e più nell'aggiornamento dei dati. Senza informazioni geografiche precise e affidabili, il Paese non può difendere il proprio territorio dalle continue aggressioni ambientali. Ma finché la cartografia resterà ostaggio di giochi politici e incompetenza, l'Italia continuerà a essere rappresentata e gestita in modo sommario e approssimativo.
Per concludere, riprendiamo una frase di Valerio Zunino, pubblicata sul numero 6 di GEOmedia 2024:
"È deprimente chiedersi perché il Paese più bello del mondo debba accontentarsi di una rappresentazione cartografica così sommaria, imprecisa e pressoché inutile."
I riferimenti alle citazioni riportate sono presenti in GEOmedia 6 2015 a pag. 32 (Selvini) e a pag. 34 (Zunino)